I ladri si stanno rinnovando sempre più e ora il furto dell’auto avviene in modalità davvero pazzesche.
Fin da quando sono diventate popolari le automobili, sono diventati allo stesso modo anche eccessivamente frequenti i furti. Infatti non ci sono dubbi sul fatto che le auto, non solo sono un ben molto richiesto e ambito, ma allo stesso modo presentano al loro interno una serie di componenti facili da rivendere.

Proprio per questo motivo non tutti sanno che le auto più rubate in Italia siano le utilitarie, ovvero quelle più vendute. La Panda e la Ypsilon sono infatti quelle maggiormente colpite, considerando come i vari pezzi di ricambio sono anche i più facili da rivendere, oltre anche al discorso legato al fatto che si passa inosservati.
Naturalmente non è comune vedere passare in strada una Lamborghini o una Ferrari, motivo per il quale si diventa facilmente notabili. A Napoli di recente è successo però un caso abbastanza eclatante e che ha visto protagonisti quella che è entrata nella storia con il nome di “la banda dell’AirTag”, con questa che era specializzata proprio nelle auto di lusso.
La banda dell’AirTag: di che cosa si tratta?
Ci sono diversi metodi per poter rubare un’auto e a quanto pare “la banda dell’AirTag” ne ha trovato uno davvero molto particolare. I Carabinieri infatti hanno scovato un totale di ben 22 furti legati ad auto di lusso che sono state sottrate grazie all’utilizzo di un GPS che veniva piazzato nel paraurti o negli specchietti retrovisori.

In totale sono state quattro le persone fermate dal Tribunale di Napoli e per poterli trovare sono state necessarie delle tracce biologiche che ha campionato il RIS. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata ai furti di moto e di vetture, con la maggior parte di essi che sono avvenuti a Napoli, ma anche in generale nel resto della Campania.
I furti avvenivano noleggiando delle auto che saranno sostituite, una volta che individuavano i veicoli interessati. Dunque e collocavano i dispositivi di geolocalizzazione in modo da monitorarli e poter così attuare l’azione malavitosa. Per fortuna l’arresto è avvenuto, ma diventa difficile pensare di potersi difendere. Nessuno infatti controlla la presenza o meno di dispositivi GPS sullo specchietto, con i rischi che sono sempre dietro l’angolo.