Arriva la doccia fredda per il simbolo dell’automotive italiano che lancia segnali davvero molto preoccupanti
La situazione negli stabilimenti Stellantis prende una piega sempre più complessa. Dopo tanti segnali di allarme che si susseguivano da mesi, ora arriva la botta che tutti temevano: anche Pomigliano si ferma. Non si tratta di uno sciopero o di una pausa programmata, ma di una decisione che arriva direttamente dalla dirigenza.

Le due punte di diamante dello stabilimento campano, la piccola Panda e la più elegante Alfa Romeo Tonale, vedranno fermarsi le loro linee di produzione. È una notizia che fa rumore nel settore e che preoccupa non poco chi vive di questo lavoro. Il gruppo ha deciso che era necessario intervenire per rimettere in ordine l’assetto produttivo, soprattutto pensando ai mercati europei che non stanno attraversando il loro momento migliore.
La crisi colpisce anche i modelli di successo
La situazione diventa più chiara quando si guardano i numeri. Anche se la Panda continua a tenere bene sul mercato italiano, rafforzando persino la sua posizione nel corso del 2025, questo non basta a evitare lo stop. Le linee si fermeranno dal 29 settembre al 6 ottobre, una settimana che per gli operai significa stipendi ridotti e preoccupazioni per il futuro.

Più lunga la pausa per la Tonale, che dovrà aspettare fino al 10 ottobre per riprendere la produzione. Qui i motivi sono più evidenti: le vendite del crossover del Biscione nel primo semestre hanno registrato un calo dell’1,9 per cento. Un numero che sembra piccolo, ma che nasconde situazioni più complicate in alcuni mercati chiave. In Belgio le vendite sono crollate del 10,9 per cento, in Francia del 7,9, in Germania del 4,8 e anche in Italia si è registrato un meno 3,6 per cento.
Questi dati hanno spinto Stellantis a rivedere completamente le strategie. Non si tratta solo di aggiustare i volumi di produzione, ma di ripensare l’intero approccio commerciale in mercati che stanno attraversando una fase di trasformazione profonda.
L’arrivo della nuova Grande Panda elettrica ha creato ulteriori complicazioni. Con un prezzo previsto intorno ai 15.000 euro per la versione a benzina, potrebbe cannibalizzare le vendite della Panda tradizionale, creando un problema interno che nessuno aveva previsto con questa intensità.
Le preoccupazioni tra i lavoratori sono comprensibili. Dopo anni di incertezze e cambiamenti, vedere fermare la produzione anche di modelli che sembravano sicuri non può che allarmare. I sindacati stanno monitorando la situazione e sperano che questo stop rimanga davvero temporaneo, come promesso dall’azienda.
La speranza è che si tratti davvero di una pausa tecnica per riorganizzare la produzione in vista di tempi migliori. Ma la realtà del mercato automotive europeo non lascia molto spazio all’ottimismo. I consumatori stanno aspettando, i prezzi dell’energia pesano sui costi di produzione e la transizione elettrica procede a ritmi diversi rispetto alle previsioni iniziali.