La qualità dell’ambiente urbano

qualità ambiente urbanoSi riportano alcune sezioni di un rapporto ISTAT sulla qualità dell’ambiente urbano e i “fattori di pressione”, relativo all’anno 2014, e pubblicato in data 10 novembre 2015.

Queste sono, in breve, le conclusioni principali:

  • Si conferma nel 2014 il miglioramento della qualità dell’aria; scendono da 44 a 35 i capoluoghi dove il valore limite per il PM10 (media giornaliera) è superato per oltre 35 giorni.
  • Considerando nell’insieme i parametri per le polveri sottili (PM10 e PM2,5) le situazioni più critiche si presentano a Frosinone, Torino, Alessandria, Vicenza, Benevento, Cremona, Lodi, Milano, Cagliari e Palermo.
  • Diminuiscono da 35 a 23 le città in cui si rilevano superamenti dei limiti per il biossido di azoto (concentrazione media annua); a Brescia, Genova, Firenze, Roma e Palermo i valori superano la soglia di oltre il 50% in almeno un punto di monitoraggio.
  • Pur rimanendo molto elevato, il tasso di motorizzazione nelle città cala per il terzo anno consecutivo, da 635 autovetture ogni mille abitanti nel 2011 a 603 nel 2014, ma non si riduce il parco dei veicoli circolanti (14,8 mln, pari a 715 veicoli per km2).
  • Nel 2014 torna a crescere la quota di auto di nuova immatricolazione (da 4,9 a 5,2%), ma aumenta anche quella delle auto di otto anni e più, meno sicure e meno efficienti dal punto di vista energetico.
  • Si riduce ulteriormente, da 55,5 a 54,1%, la quota di auto a benzina, a vantaggio di quelle diesel (37,9%) e a gas (7,7%); le auto elettriche, in forte aumento, sono tre ogni mille nel 2014.
  • Cresce nei capoluoghi l’impiego delle fonti rinnovabili; in particolare le installazioni fotovoltaiche delle amministrazioni comunali rappresentano il 4,1% della potenza di tutti gli impianti (+7,2% sul 2013).

 

INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Diminuisce l’inquinamento atmosferico da polveri sottili nei capoluoghi del Nord.

La qualità dell’aria migliora complessivamente nel 2014, soprattutto nelle città del Nord; tuttavia restano elevati i livelli per alcuni inquinanti e in diversi capoluoghi si rilevano picchi nelle medie orarie o giornaliere.

rapporto ISTAT qualità ambiente urbano figura 1

ISTAT – Figura 1

Considerando la concentrazione delle polveri sottili, per la prima volta il miglioramento è dovuto in prevalenza alla diminuzione dei superamenti delle soglie di rischio per il PM10 nei capoluoghi del Nord, dove il problema è maggiormente diffuso, in forma meno accentuata in quelli del Centro. Nel Mezzogiorno si rileva, al contrario, un lieve peggioramento: salgono infatti da 6 a 8 i capoluoghi dove sono registrate situazioni oltre la soglia di rischio.

Nel 2014 il limite per la protezione della salute umana del PM10 è stato superato in 35 capoluoghi. In 7 città il numero di giorni di superamento è più del doppio dei 35 indicati come soglia dalla normativa. Rispetto al 2013 continua il trend di riduzione iniziato tre anni prima, dopo il picco di 59 comuni registrato nel 2011.

Considerando i tre indicatori disponibili relativi ai particolati (superamenti della media giornaliera per il PM10, valore massimo delle concentrazioni medie annue di PM10 e PM2,5), la situazione più critica è quella di Frosinone, dove entrambe le centraline attive rilevano per più di 35 giorni il superamento della media giornaliera di 50 μg/m3, in una si raggiunge il valore massimo di 110 giornate (112 nel 2013) e la concentrazione media annua (46 μg/m3) è la più elevata tra le città capoluogo.

Qualità ambiente urbano - ISTAT prospetto 1

ISTAT – Prospetto 1

Segue Torino, dove però si registra un calo sia nel numero di giornate oltre i limiti della media giornaliera del PM10, sia nei valori delle concentrazioni medie annue di PM10 e PM2,5. Milano, nonostante la riduzione dei giorni di superamento del PM10 e il leggero calo rispetto al 2013 del PM2,5 fa registrare per quest’ultimo il valore più elevato. Anche a Cremona la concentrazione media annua del PM2,5 supera il limite e i livelli del PM10 sono alti: i giorni di superamento passano da 73 a 71, mentre la concentrazione media annua resta prossima alla soglia di rischio. In deciso peggioramento i parametri del PM10 a Palermo e Cagliari, sia per i giorni di superamento della media giornaliera, sia per la crescita della concentrazione media annua oltre la soglia ammessa.

Scende la concentrazione media del biossido di azoto

Il biossido di azoto (NO2) è un altro inquinante ad ampia diffusione, derivato principalmente dalla combustione veicolare e industriale. Nel 2014, in 23 capoluoghi il valore della concentrazione media annua è superiore al limite fissato per la protezione della salute umana (40 μg/m3). Rispetto al 2013 si osserva un miglioramento che interessa in prevalenza i capoluoghi del Nord, e in misura minore quelli del Mezzogiorno; nel Centro la situazione risulta pressoché stabile.

Qualità ambiente urbano - ISTAT Figura 2

ISTAT Figura 2

Sempre considerando il biossido di azoto, in 7 città si è anche verificato almeno un superamento della soglia fissata per la media oraria (200 μg/m3). Per quest’ultimo indicatore la situazione è critica a Milano e Salerno, dove i limiti sono stati superati rispettivamente 64 e 42 volte, contro le 18 annue fissate come soglia dalla normativa. La diffusione del biossido di azoto è accompagnata da quella degli ossidi di azoto e delle loro miscele (NOx). Nel 2014 in 25 degli 86 capoluoghi che ne hanno effettuato il monitoraggio, il livello critico individuato a protezione della vegetazione (concentrazione media annua pari a 30 μg/m3) è stato superato almeno una volta nel 29% degli 86 comuni dove è misurato.

Dimezzato il numero di città che non rispettano gli obiettivi per l’ozono

Nel 2014, 77 capoluoghi sui 92 che hanno effettuato il monitoraggio dell’ozono troposferico (inquinante secondario che si forma in atmosfera attraverso processi fotochimici in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi di azoto e i composti organici volatili), hanno registrato almeno un giorno di superamento dell’obiettivo a lungo termine. Nell’ultimo anno si dimezza la quota di comuni dove il superamento della soglia giornaliera di 120 μg/m3 si verifica per più di 25 giorni nell’anno. Poiché le concentrazioni di ozono sono di norma maggiori nei mesi più caldi e nelle ore di massimo irraggiamento solare, l’andamento registrato è correlato sia alla diminuzione delle temperature medie sia all’aumento delle precipitazioni medie nei mesi estivi del 2014. La diffusione del fenomeno rimane comunque elevata: nel Nord, i comuni con più di 25 giorni oltre l’obiettivo a lungo termine scendono dal 93 al 51% nel 2014, nel Centro dal 50 al 13% e nel Mezzogiorno dal 48 al 26%.

Considerando anche le concentrazioni orarie dell’ozono, nel 2014 in 38 capoluoghi si è registrata almeno un’ora di superamento della soglia di informazione e 4 comuni hanno superato la soglia di allarme: Lecco, Monza e Bergamo (per 3 ore), Catanzaro (per 4 ore).

qualità ambiente urbano - ISTAT Figura 3

ISTAT Figura 3

Fra i grandi comuni, sette registrano più di 25 giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine dell’ozono: Napoli, Genova, Torino, Venezia, Padova, Bologna e Cagliari. A Taranto e Catania non vi è stato alcun superamento per l’ozono, mentre a Milano, Verona, Trieste, Firenze, Roma, Bari e Palermo si è rimasti sotto i 25 giorni.

Nella valutazione della qualità dell’aria delle città riveste una certa rilevanza anche la concentrazione media annua del benzo(a)pirene*.

BaP*: il benzo(a)pirene, tra gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) immessi in atmosfera durante la combustione incompleta di materiali organici (in particolare di combustibili fossili) e quasi totalmente assorbito dal materiale particolato, oltre alla sua natura di agente cancerogeno, è studiato per i rapporti uniformemente costanti che ha con gli altri IPA cancerogeni. Il BaP viene generalmente utilizzato come marker per il rischio cancerogeno della classe di idrocarburi policiclici aromatici di interesse sanitario.

Tra il 2013 e il 2014 scendono da 10 a 3 (Torino, Terni e Avellino) i capoluoghi posizionati al di sopra del valore obiettivo di 1,0 ng/m3 (concentrazione media annua) fissato dalla normativa; tuttavia, anche le sette città che migliorano nel confronto con l’anno precedente, rispettando l’obiettivo (Aosta, Sondrio, Trento, Belluno, Treviso, Venezia e Padova) mostrano livelli di concentrazione dell’inquinante prossimi alla soglia.

 

MOBILITÀ URBANA

Segnali di ripresa della domanda di mobilità. Pur rimanendo molto elevato, il tasso di motorizzazione dei capoluoghi di provincia scende per il terzo anno consecutivo, attestandosi a 603 autovetture ogni mille abitanti nel 2014 (613 l’anno precedente, 635 nel 2011). Dopo due anni torna a crescere, anche se di poco (+0,1%) il numero delle autovetture circolanti; ma ad aumentare è soprattutto il numero di auto di nuova immatricolazione (+7,5%). Sembra, quindi, che nelle città italiane si vada esaurendo l’effetto di compressione della domanda di mobilità privata legato alla crisi economica.

Il tasso di motorizzazione è mediamente più alto nelle città del Centro, 617 auto ogni mille abitanti, contro le 602 del Nord e le 591 del Mezzogiorno. In generale, la domanda di mobilità privata tende a essere più consistente nelle città medie e piccole, e il valore medio dei 18 grandi comuni è nettamente inferiore a quello degli altri capoluoghi. Il tasso di motorizzazione più basso è quello di Venezia (416), ma valori inferiori a 500 (meno di un’auto ogni due abitanti) si rilevano anche a Genova, La Spezia e Barletta, e valori solo di poco superiori (fra 510 e 520 auto ogni mille abitanti) a Milano, Trieste, Bologna e Firenze.

Rispetto al 2013, il calo del tasso di motorizzazione è particolarmente marcato nelle città del Centro (da 642 a 617 auto ogni mille abitanti) e del Mezzogiorno (da 601 a 591), mentre al Nord la flessione è lieve (da 603 a 602). Il calo si concentra nel sottoinsieme dei grandi comuni, dove si passa da 585 a 566 auto ogni mille abitanti, mentre negli altri capoluoghi il valore è quasi invariato (652). I cali più vistosi si osservano a Roma (da 659 a 619), Milano (da 542 a 516) e Catania (da 698 a 671). A Cosenza e Cremona si registrano, invece, gli incrementi più rilevanti (da 633 a 640 e da 584 a 589, rispettivamente). Il numero di autovetture circolanti resta comunque sostanzialmente stabile, diminuisce in misura apprezzabile soltanto a Roma e Milano (-2,1%).

Continua a crescere, dal 53,0 al 55,7%, la quota di autovetture conformi agli standard di emissione euro 4 o superiori. La percentuale di auto meno inquinanti è mediamente più bassa nei grandi comuni, ma le differenze più importanti si rilevano lungo l‘asse nord-sud: dal 62,5% nei capoluoghi del Nord al 57,7% in quelli del Centro, al 44,3% nel Mezzogiorno.

Le auto conformi allo standard euro 5 o superiore sono il 22,5% del totale, con un massimo del 30,1% a Reggio nell’Emilia e un minimo del 7,0% ad Andria.

Nel 2014 torna a crescere la quota di auto immatricolate da meno di un anno. Continua però ad aumentare l’incidenza delle auto immatricolate da otto anni e più, tendenzialmente meno sicure e più inquinanti; il divario è particolarmente ampio fra Nord e Mezzogiorno.

La maggior parte del parco circolante nei capoluoghi è ancora formato da auto con motore a benzina (54,1%), anche se la quota continua ad assottigliarsi (oltre il 60% nel 2009). Crescono
soprattutto le auto diesel (dal 33,7 del 2009 al 37,9%) e, in misura minore, quelle a gas (dal 5,6 al 7,7%) oltre alle auto elettriche (3 ogni mille nel 2014, 1 ogni 10 mila l’anno precedente). Di queste, più del 90% sono auto ibride (prevalentemente a benzina), mentre quelle a trazione esclusivamente elettrica rappresentano lo 0,02% del parco circolante complessivo.

La densità veicolare torna a crescere complessivamente, sia pure di pochissimo, dopo due anni consecutivi di calo; continua invece a diminuire nei grandi comuni, mentre sale negli altri capoluoghi di provincia. L’incremento si concentra nelle città del Nord, dove la densità media è molto più alta, il valore scende invece nelle città del Centro ed è stabile nel Mezzogiorno.

Mobilità Urbana - ISTAT Figura 5

ISTAT Figura 5

In ripresa anche la domanda di trasporto pubblico locale (Tpl), dopo il trend negativo del triennio 2011-2013. Nei capoluoghi il numero medio di passeggeri trasportati per abitante sale a 192, pur rimanendo molto al disotto della media degli anni precedenti. L’aumento del numero di passeggeri si concentra nei grandi comuni ed è quasi nullo nell’insieme degli altri capoluoghi. Tra i grandi comuni, gli incrementi più significativi si registrano a Napoli, Torino, Venezia, Bologna e Palermo; le perdite più consistenti, invece, a Cagliari e Catania.

I livelli della domanda di Tpl restano fortemente differenziati sia fra grandi comuni e altre città che fra Centro, Nord e Mezzogiorno. Non a caso Venezia, dove i tassi di motorizzazione sono più bassi, è la città con la più alta domanda di Tpl (746 passeggeri per abitante), seguita da Milano (460), Roma (439), Trieste (318), Bologna (274) e Torino (272). Fra i grandi comuni il valore più contenuto si rileva a Messina (24), preceduta da Reggio di Calabria (36), Palermo (38) e Catania (43).

 

CONSUMI ENERGETICI e FONTI RINNOVABILI

In calo i consumi elettrici per uso domestico e quelli di gas metano

Il consumo di energia elettrica per uso domestico diminuisce del 7,3% nel 2014 (1.056 kWh in termini pro capite, inferiori al livello del 2000), dopo il calo quasi analogo registrato l’anno precedente (-7,2% sul 2012). Anche il consumo per utenza (2.069 kWh) mostra lo stesso trend negli ultimi due anni (-5,1% in entrambi gli intervalli). I consumi pro capite segnano i valori più elevati tra i capoluoghi del Centro, in media 1.110 kWh per abitante; scendono a 1.038 al Nord e a 1.032 kWh per abitante nel Mezzogiorno, con contrazioni maggiori dove i livelli di consumo sono più alti. I consumi più elevati si rilevano in alcuni capoluoghi della Sardegna (dove non è presente la rete del gas metano), in particolare a Cagliari e Olbia (circa 1.460 kWh per abitante). Seguono Aosta, insieme a Sassari, Carbonia e Oristano. In fondo alla graduatoria si posizionano Terni, Foggia, Andria, Trento e Matera (sotto 880).

I consumi totali di gas metano delle città, che rappresentano circa il 30% delle quantità consumate nell’intero Paese, risultano in leggera crescita nel 2013 (+1,2%, contro -5,9% in media Italia) ma si riducono sensibilmente nel 2014 (-14,3%), scendendo al di sotto dei 10 milioni di m3.

 

Cresce l’impiego di fonti rinnovabili e l’utilizzo efficiente dell’energia

Un inverno più mite ha ridotto anche i volumi di gas richiesti dal teleriscaldamento*, tecnologia che consente un più efficiente utilizzo delle fonti energetiche e adottata da un numero crescente di comuni.

Teleriscaldamento*: forma di riscaldamento che consiste nella distribuzione di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore, proveniente da una grossa centrale di produzione, alle abitazioni/edifici e ritorno alla stessa centrale. L’impianto di produzione è generalmente una centrale di cogenerazione, che consente il raggiungimento di una maggiore efficienza energetica globale in quanto è in grado di recuperare il calore disperso nel corso dei vari processi e di riutilizzarlo per produrre energia.

Nel 2014 il teleriscaldamento serve poco più di un milione di abitanti (+4,3% in un anno), il 5,6% della popolazione dei capoluoghi di provincia. Nel corso del 2014 Udine si è aggiunta al gruppo delle 34 città che utilizza questa tecnologia, e la volumetria complessivamente servita dagli impianti passa da 203 a 206 milioni di m3. Una crescita più consistente (+3%) interessa la componente residenziale che in media rappresenta circa due terzi degli impieghi complessivi. Questa tipologia di impianto è particolarmente diffusa nei capoluoghi del Nord, al Centro è presente solo in cinque città mentre risulta assente nel Mezzogiorno.

L’alimentazione degli impianti destinati al teleriscaldamento è assicurata prevalentemente dal gas naturale (utilizzato, in modo esclusivo o in combinazione con altre fonti, dalla quasi totalità delle città che ne dispongono), ma come combustibile appare diffuso anche l’impiego di fonti rinnovabili: i rifiuti solidi urbani sono utilizzati in 10 città su 3553, più limitati gli usi delle biomasse (a Brescia, Cremona, Belluno, Venezia e Pistoia) e della geotermia (a Milano, Vicenza e Ferrara).

Un’ulteriore riduzione sui prelievi di risorse deriva dalla generazione distribuita di energia elettrica, prevalentemente da fonti rinnovabili. Dopo il boom registrato tra il 2010 e il 2012 le installazioni fotovoltaiche hanno continuato a crescere, anche se a ritmo più blando. Nel 2014 sono 106 (come nel 2013) i comuni che dichiarano di ricorrere all’impiego di questa tecnologia con impianti di proprietà o partecipati: attualmente la potenza media installata attribuibile alle amministrazioni comunali raggiunge i 5,9 kW ogni mille abitanti (+7,2% rispetto al 2013).

Fonti rinnovabili - ISTAT Figura 8

ISTAT Figura 8

Il fotovoltaico totale attribuibile alle amministrazioni comunali rappresenta mediamente il 4,1% di quello installato sul territorio dei capoluoghi. Sono otto le città dove la potenza complessivamente installata supera i 30 kW ogni mille abitanti: Novara, Gorizia e Lucca (soprattutto su edifici produttivi), L’Aquila (prevalentemente su edilizia residenziale), Salerno (con un parco fotovoltaico di proprietà comunale), Lanusei, Ascoli Piceno e, tra le grandi città, Bologna (installazioni su edilizia sociale e scolastica e su infrastrutture destinate ai servizi gestite in comproprietà).

Oltre al consolidato impiego delle tecnologie solari (78 comuni dichiarano nel 2014 di aver installato pannelli solari termici, per un’estensione media pari a 1,6 m2 ogni 1.000 abitanti, in crescita del 3,6% rispetto al 2013) e alle produzioni idroelettriche (gestite in proprio da 5 comuni), le amministrazioni si avvalgono anche di altre tecnologie per la produzione o per l’utilizzo ecosostenibile dell’energia: 29 hanno installato pompe di calore ad alta efficienza, 20 possiedono impianti a biomasse o biogas, tre città impianti eolici (Savona, Verona e Pisa), e altre tre geotermici (Trento, Potenza e Palermo).

Questo è il collegamento al report completo dell’ISTAT sulla qualità dell’ambiente urbano.

 

Grazie per l’attenzione e alla prossima,

Team GAA

 

Redazione

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